Tumore della mammella
Premessa
Che cos’è il tumore al seno? Il tumore al seno è una malattia in cui alcune cellule della mammella subiscono una moltiplicazione incontrollata che porta ad una trasformazione maligna. Le cellule tumorali crescendo in modo autonomo e incontrollato hanno la capacità di infiltrare i tessuti circostanti e migrare in altri organi a distanza formando le metastasi. Grazie alla diagnosi precoce, alla terapia e al trattamento post-operatorio, la mortalità per cancro al seno è diminuita. Il cancro mammario è il tumore più frequente nel sesso femminile: circa un tumore maligno ogni tre (30%) è un tumore mammario. È la prima causa di morte nelle diverse età della vita, rappresentando il 28% delle cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 21% tra i 50 e i 69 anni e il 14% dopo i 70 anni. La mortalità, pur superando i 12.000 decessi l’anno, appare in calo in tutte le classi di età, soprattutto nelle donne con meno di 50 anni, e il calo è attribuibile soprattutto alla maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce, sia ai progressi terapeutici.
Prevenzione
La prevenzione dei tumori della mammella può essere primaria e secondaria. La prevenzione primaria ha come obiettivo la riduzione dell’incidenza dei tumori intervenendo sulla conoscenza e rimozione delle cause determinanti. La prevenzione secondaria si propone la riduzione della mortalità e l’aumento della sopravvivenza attraverso la diagnosi precoce. La prevenzione dovrebbe essere una priorità nell’agenda politica sanitaria delle cose che si possono e si debbono fare per affrontare il tumore della mammella dal punto di vista preventivo. Da più di 20 anni la ricerca sta tentando di identificare i gruppi di donne a più alto rischio, quelle che con più probabilità svilupperanno il tumore; se non interverranno studi conclusivi, poiché una donna su otto si ammalerà di tumore nel corso della vita tutte le donne occidentali, sono da considerarci ad alto rischio. Il rischio è probabilità, è statistica, è una misura relativa, è come tale ha una rilevanza indiretta e non causale sullo sviluppo della malattia. Gli sforzi della ricerca dovrebbero essere canalizzati e concentrati sulla prevenzione primaria più di quanto avviene. Campagne di sensibilizzazione per mutare abitudini di vita errate ed iniziative che promuovano la qualità del cibo potrebbero avere ricadute positive per la prevenzione, e per la salute in generale di portata superiore a quelle ipotizzabili con interventi medicalizzati, costosi e con conseguenze a lunga distanza non ben valutabili.
La prevenzione si configura come una questione di primaria importanza: si possono riscontrare a questo proposito due tipologie differenti di prevenzione per il cancro al seno (primaria e secondaria). La prevenzione primaria ha come obiettivo quello di prevenire l’insorgere della patologia e consiste nell’adozione di uno stile di vita sano, un’adeguata alimentazione (pochi grassi evitando i saturi, cereali integrali e molti vegetali), attività fisica regolare (almeno tre volte ogni settimana con sessioni di 60 minuti) l’astensione dal fumo e non più di tre bicchieri di vino al giorno.
Numerosi sono i fattori associati ad un maggiore rischio di sviluppare un tumore, la maggior parte di questi non sono modificabili. Il tumore comunque è un processo che necessita dell’interazione di più fattori. La maggior parte dei fattori conosciuti che modulano il rischio di tumore della mammella (familiarità, aspetti legati alla storia riproduttiva e personale) appaiono del tutto o sostanzialmente non modificabili. Sarebbe opportuno impegnarsi promuovendo la prevenzione primaria, quella che però non attira i grandi capitali delle multinazionali della sanità. Attualmente alla prevenzione primaria. vi sono dedicate solo le briciole. L’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e il cibo che mangiamo sono tutti abbondantemente ricchi di sostanze tossiche e addirittura cancerogene: non esiste più un cibo sano, ma tra tutti i cibi, a causa di quello che in linguaggio tecnico si chiama “bioaccumulo”, i prodotti animali (carne e derivati, latte) i cibi ultraprocessati sono sicuramente i meno sostenibili ed i peggiori per la loro capacità di essere promotori delle patologie metaboliche e del cancro. La ricerca epidemiologica ha identificato alcuni fattori legati all’alimentazione e allo stile di vita che appaiono potenzialmente modificabili rendendo quindi possibili interventi di prevenzione primaria. L’alimentazione errata, la sindrome metabolica e la vita sedentaria hanno un nesso causale con l’incidenza del tumore al seno. L’alimentazione può influenzare l’insorgenza del tumore modificando l’ambiente interno dell’organismo che promuove e attiva sostanze od ormoni che favoriscono il tumore e la sua progressione.
Le analisi geografiche di incidenza dei tumori e studi su animali dimostrano che la dieta ipercalorica e iperlipidica con grassi saturi e zuccheri è un fattore di alto rischio. Il sempre maggiore quantitativo di carboidrati raffinati nella dieta aumenta i livelli di insulina, spingendo le cellule adipose ad aumentare la loro attività di immagazzinamento dei zuccheri e favorendo le risposte biologiche che promuovono l’obesità in un gran numero di persone. I cibi ad alto indice glicemico – patatine, crackers, bevande zuccherate, cereali per la colazione e anche pane e riso bianchi e quindi pizza, lasciano in bocca un gusto dolce che deriva dalla scomposizione degli zuccheri dell’amido: questa sensazione stimola a consumarne ancora e causa sbalzi dei valori glicemici nel sangue. Ratti alimentati con una dieta basata su carboidrati rapidamente digeribili accumulano il 71% in più grasso rispetto ad altri ratti, che consumavano più calorie, ma attraverso carboidrati lentamente digeribili. Più alta è la glicemia, più alto è il rischio di cancro al seno. Per tenere bassa la glicemia bisognerebbe evitare l’uso di cibi a indice glicemico alto ad esempio il pane bianco da farine raffinate. I cibi ricchi di carboidrati a basso indice glicemico; la pasta di grano duro, i cereali integrali, i legumi, al contrario, conferiscono una protezione. Il meccanismo con cui la glicemia elevata aumenta il rischio è probabilmente duplice: da un lato perché le cellule tumorali, per vivere, hanno bisogno di circa 20 volte più di glucosio delle cellule normali, dall’altro perché glicemia alta implica insulina alta, che a sua volta aumenta la disponibilità di ormoni sessuali e dei fattori di crescita che stimolano la proliferazione delle cellule tumorali.
LA DIETA MEDITERRANEA E’UNA DIETA SANA, AMICA DELL’AMBIENTE!
Una medicina sobria implica la capacità di agire con ascolto, moderazione e condivisione per una senologia sempre più umana e attenta ai bisogni delle donne. Per quanto riguarda la prevenzione primaria purtroppo non si pone sufficiente attenzione agli stili di vita, al cibo sostenibile, all’equilibrio dell’ambiente e alla tutela della biodiversità.
Costruiamo fiducia attraverso il dialogo per una medicina personalizzata!
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